Tu hai il "DONO" della cartomanzia? SCOPRILO CON ME!

Mica tutti possono leggere le carte: per farlo serve un DONO! Bisogna essere dei sensitivi!

Partirei col botto, dicendo che questa cosa non sia vera, ma proviamo ad andare oltre, cercando di spiegare il perché e il per come.

Quando si parla di “doni” nel mondo spirituale si fa riferimento a delle facoltà “sovra”-nnaturali (e lo scrivo così per motivi ben precisi) che rendono la persona più “sensibile” rispetto a fenomeni non fisici o non materiali. Si parla di “doni” legando il concetto al fenomeno dei sensitivi, persone che hanno (o dicono di avere) delle facoltà che non tutti hanno o non tutti hanno sviluppato. Chi ha il “dono” dice di essere, ad esempio, in grado di comunicare con i defunti, di percepire le emozioni altrui, di riconoscere la vera natura delle persone (la loro aura/energia) e anche di poter “vedere” determinati episodi in un tempo passato o futuro: parliamo qui dei cosiddetti “chiaroveggenti”.


E la chiaroveggenza, ovviamente, si lega anche all’Arte divinatoria, nel nostro caso alla cartomanzia, l’Arte di prevedere il futuro con le carte. Ma è davvero così? Davvero solo chi dice di essere (perché noi non lo sapremo mai, fino a prova contraria) un chiaroveggente può essere cartomante?

Come ho scritto in modo spiccio all’inizio dell’articolo la risposta è NO, non necessariamente.

Questo semplicemente perché alla base del gioco divinatorio con le carte c’è lo studio: conoscere il significato degli Arcani e un metodo di stesa a carattere divinatorio può indurre chiunque a svolgere una previsione!

Proviamo a fare un esempio pratico: guardando alla stesa a 3 carte che metterò qui sotto, vi invito, anche se non avete il “dono” a rispondere alla domanda:” X tornerà da me?” Le carte sono Amanti+Torre+Morte.


Immagino che chiunque abbia un’infarinatura circa l’argomento possa estrapolare un responso NEGATIVO. Non c’è bisogno di essere sensitivi col dono per capire che no, questa persona non tornerà, guardando questa combinazione.

Altra cosa che possiamo chiederci a riguardo è se le carte funzionino effettivamente solo in mano a chi ha un dono, quindi se escono “nell’ordine giusto” solo in mano a chi ha delle facoltà. Alcune persone direbbero che sì, è così, perché in connessione con qualche spirito che fa uscire le carte più adatte in quella situazione, ma vedendola da un’ottica più razionale e di “gioco”, si potrebbe dire che sia meramente una questione di statistica: un mazzo (nel nostro caso di Tarocchi) ha 78 carte che hanno tantissime sfumature significative che si adattano per qualsiasi situazione, potenzialmente. È dunque probabile che in una stesa ne usciranno per forza alcune che si adatteranno al quesito posto e che riflettano, in qualche modo, la situazione corrente.

TUTTAVIA…

È anche vero che questo è il discorso che sta alla base: chiunque voglia interessarsi seriamente al mondo della cartomanzia partirà da ciò e si allenerà in merito.

Ma  è, in realtà, fondamentale avere una sorta di “attitudine. La lettura “meccanica” delle carte, basata sul libro è un qualcosa che tutti possono attuare; ben diverso è quando si tratta di andare oltre: di iniziare a legare gli Arcani usciti in una stesa tra loro, estrapolare un messaggio unico da una combinazione di 3+ carte, arrivare ad aggiungere dettagli veramente personali del consultante o della situazione, descrivere alla perfezione cosa accadrà e quando addirittura…in questo caso, siamo proprio su un altro livello ed ecco che possiamo dire che chi riesce a fare tutto ciò, sicuramente ha una marcia in più, marcia che possiamo chiamare anche “intuito sviluppato”, “predisposizione”, “DONO”.

Anche nel secondo caso, della “combinazione giusta”, le carte che escono possono essere meramente una questione statistica, ma l’abilità del saperle legare tra loro in modo che abbiano davvero un senso ed estrapolarne un messaggio senza dubbio non è cosa facile né immediata per chiunque.

Immagine da Google.com

Il “dono” ergo, non è indispensabile per poter leggere le carte: quello lo può fare chiunque impari il “gioco”! E’ indispensabile quando si tratta di andare al di là del semplice responso “sì-no” o quando si tratta di dare un significato più profondo di quello standard o di quello che possiamo estrapolare dal nome dell’Arcano. Se una persona non è “portata”, io credo che innanzitutto non cercherà nemmeno di andare oltre: si fermerà al “ho imparato le regole del gioco divinatorio, mi basta questo”; in secondo luogo, anche provandoci e volendolo, potrebbe riscontrare delle difficoltà: per farvelo capire con un esempio di altra natura, io non sono in grado di disegnare bene e, per quanto apprezzi le arti visive, sia una persona di per sé creativa, abbia studiato varie discipline correlate, non otterrò mai grandi risultati. Ci ho provato, ho provato a mettere in atto varie regole tecniche addirittura, le prospettive, eccetera…certo, magari se ci presto attenzione è meglio che farlo a mano libera, ma ottengo risultati mediocri, perché non sono predisposta, banalmente: non ho un reale talento.

MA QUINDI IL “DONO” DEL CHIAROVEGGENTE È COME UN TALENTO QUALSIASI? CI SI NASCE, COL DONO, O LO SI PUÓ ANCHE SVILUPPARE?

La questione del “si nasce-ci si diventa” è un nervo un po’ scoperto quando si parla di predisposizione per il mondo della magia, della stregoneria e della divinazione, perché, in realtà, non sembra esserci una risposta al 100% oggettiva bensì solo delle teorie, partendo dal fatto che, razionalmente, non esisterebbe proprio (sappiamo che la scienza ha preso in considerazione il fenomeno e non è mai stata, ad oggi, in grado di classificarlo come qualcosa di reale).

La mancanza di prove oggettive circa questo fenomeno apre la pista a varie congetture: di base, una persona può credere quel che vuole, perché queste credenze non possono né essere confermate né smentite. Tuttavia vediamo due diverse tesi in merito!

Nel mondo spirituale si tende a pensare che esistono persone che sono più “portate” per entrare in contatto col mondo sottile: persone che “nascono” con un grado di anima / di spiritualità elevato e che quindi saranno più avvezze all’essere medium, chiaroveggenti, chiarosenzienti e via dicendo. Chi, invece, “non ci nasce” non potrà mai, seppur impegnandosi, diventare un sensitivo perché, per l’appunto, è un dono destinato a pochi.

Tuttavia, come detto precedentemente, il fenomeno è stato studiato anche dalla scienza e se la scienza ci dà una categorica risposta “negativa” (questi fenomeni non esistono), esiste anche la branca delle “pseudoscienze”, tra cui rientrerebbero degli studi di carattere, per l’appunto, pseudo/parascientifico [1], che darebbero una spiegazione quanto più razionale al fenomeno. Il fisico ceco Milan Ryzl, ad esempio, è stato particolarmente famoso proprio per le sue ricerche nel campo della percezione extrasensoriale ed è proprio in uno dei suoi libri, “Come sviluppare le facoltà paranormali” (1983)[2], che propone una serie di esercizi per “allenare il sesto senso”, stabilendo che chiunque, in realtà, sotto le giuste condizioni, potrebbe sviluppare determinate facoltà.

Uno dei testi del dottor Ryzl, sempre relativo a questo argomento.

Vedendo quindi tesi e antitesi, passando per l’assoluta negazione del fenomeno, possiamo tirare noi una conclusione anche in merito a ciò: ci si nasce, col “dono”, o si può sviluppare?

Per esperienza personale, vi posso dire che io tendo a sposare le teorie di Ryzl: credo che chiunque possa, in qualche modo, svilupparle (o affinarle) svolgendo certe tecniche volte a ciò, tuttavia credo anche che se una persona non ha l’interesse, la curiosità, è “arida” da questo punto di vista, difficilmente otterrà risultati soddisfacenti. Credo inoltre che la dicitura “dono” sia parecchio arcaica, spesso sfruttata al giorno d’oggi dai ciarlatani che, decantando doti miracolose che solo loro hanno, fanno breccia nella mente dei creduloni e dei deboli che tenderanno ad affidarsi, anche se questi mettono in atto meccanismi di mentalismo; per questo motivo, più che parlare di un “dono” preferisco parlare di una dote o di una predisposizione che ci permette di risvegliare questo “sesto senso”.

 

Immagine di: Massimopolidoro.com

MA TORNANDO AL QUESITO INIZIALE…

A questo punto, possiamo constatare che ognuno possa credere a ciò che vuole, in merito a un dono di nascita o che possa essere sviluppato circa la chiaroveggenza e che una dote chiaroveggente, che ci permetta di “vedere oltre”, è ciò che contribuisce a formare un bravo cartomante, che non si limiterà dunque a rispondere “sì-no” una volta imparati i significati degli Arcani e le stese a memoria. Ma dobbiamo anche considerare che la divinazione con le carte, di base, parta come un gioco, che al giorno d’oggi è accessibile a chiunque vada in una libreria e si compri un libro e un mazzo o che abbia una connessione internet e ricerchi i significati su Wikipedia, pertanto, visto da un punto di vista “freddo” e oggettivo non sarebbe corretto dire che solo chi ha un “dono” può leggere le carte.

Abadessa Devina


FONTI UTILI:

[1] http://archivio.torinoscienza.it/dossier/alcuni_esempi_di_pseudoscienze_2648.html 

[2] https://www.ilgiardinodeilibri.it/autori/_milan_ryzl.php#

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